IL VIAGGIO DI CARLO VIII IN ITALIA
Il 2 settembre 1494 il re di Francia Carlo VIII valica le Alpi, al Monginevro, alla testa del suo esercito forte di oltre 10.000 uomini, mosso dall'ambizione di rivendicare il Regno di Napoli ch'era appartenuto ai suoi avi Angioini, incoraggiato dall'instabilità politica della penisola, spinto dalle lusinghe dei fuoriusciti italiani, chiamato dal "signore" di Milano Ludovico Sforza detto il Moro, che vuole puntellare il suo potere. Tutto sembre indicare nel giovane sovrano un nuovo regolatore dei destini d'Italia. Gli stati italiani reagiscono in ordine sparso e solo re Alfonso di Napoli tenta di arginare concretamente il pericolo ma viene sconfitto in mare, a Genova, e sulla terra ferma, nelle Romagne.
A novembre cade la Toscana con Piero de' Medici che quasi gli consegna Firenze (per questo ne viene cacciato e messo al bando) e Pisa, Siena, Lucca che si schierano coi francesi. Il papa, Alessandro VI Borgia, temendo di essere deposto dai suoi nemici prova a contrattare col Re - arrivato a Roma il 31 dicembre 1494 - i termini del passaggio. Riuscirà a mantenere il "trono" e a non impegnarsi sull'investitura napoletana ma dovrà concedere che il proprio figlio, ilcardinale Cesare, segua il re come legato (in realtà un ostaggio).
Il 28 gennaio 1495 il re parte da Roma ma qualche giorno dopo, a Velletri, il prezioso ostaggio gli sfugge dalle mani riuscendo a tornarsene a Roma. Ripresa la marcia sulla via Latina, i francesi non incontrarono alcuna resistenza con l'esercito napoletano che s'era ritirato a Capua. Re Alfonso aveva abdicto in favore del figlio Ferdinando, rimasto al comando dell'esercito. Il 21 febbraio scoppia una rivolta a Napoli e il giovane re interviene.
In sua assenza la guarnigione di Capua s'arrende a Carlo e questi il giorno dopo entra a Napoli!
L'impresa sembra compiuta ma le vittorie francesi e il compimento dell'impresa fanno scattare in quasi tutte le signorie italiane e negli stati europei, la reazione che non c'era stata a settembre: il 31 marzo 1495 a Venezia si costituiva una lega per tentare di cacciare i francesi dall'Italia. Per evitare di rimanere imbottigliato il re parte da Napoli il 20 maggio per rientrare in Francia e il 6 luglio riesce a svincolarsi, seppur sanguinosamente, dall'assalto di Fornovo, dove le truppe della lega tentano di impedire ai francesi l'attraversamento delTaro.
Il 16 luglio Carlo VIII è ad Asti e senza altri scontri, alquanto mestamente, alla fine d'ottobre del 1495 tutti i francesi sono rientrati in patria. Ma la strada per l'Italia ormai è stata aperta ...
Carlo VIII arriva a Velletri il 29 gennaio 1495 ricevuto, come consuetudine, dalle magistrature cittadine e dal Vescovo, cardinale Giuliano della Rovere, fuori dalla porta Romana.
La cittò lo riceve con grande solennità perché questo è stato il desiderio del proprio vescovo che è un convinto partigiano del sovrano ed un acerrimo nemico di papa Alessandro VI Borgia, tanto da aver passato gli ultimi mesi in volontario esilio presso la corte francese e al seguito di Carlo era rientrato a Roma.
Il re si porta dietro quale prezioso "ospite" (sarebbe meglio dire 'ostaggio'), nonché legato pontificio, il giovane cardinale Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro. Velletri aveva fatto le cose per bene facendo trovare al sovrano due archi di trionfo, uno nella piazza del Trivio (oggi Cairoli) e l'altro in quella del Piano (oggi Mazzini), con le iscrizioni "All'invincibile Carlo, re dei Franchi, onore e gloria" e "La gloria del tuo regno e la tua potenza verranno nominate nei secoli". Si erano costruite nel centro urbano delle speciali fontane che davano vino e la cosa aveva stupito non poco i francesi che ne furono entusiasti. Molte feste, con grandi apparati, vennero tenute per accogliere ed onorare gli ospiti e la corte del sovrano, il quale venne alloggiato e tenne corte nel palazzo vescovile. da non molti anni interamente ricostruito dal vescovo cardinale Guglielmo d'Estouteville.
Il cardinale della Rovere dovette accontentarsi di essere ospitato in una casa non molto distante dal propri palazzo!
Nei cinque giorni in cui il re si trattenne a Velletri ci sono da registrare, oltre agli avvenimenti mondani e festosi (tra cui ricordiamo anche gli epigrammi del nostro
IL SOGGIORNO VELITERNO DI CARLO VIII
La sera del I febbraio 1495 re Carlo VIII viene messo al corrente di un grave fatto avvenuto qualche ora prima. Non si trova più il giovane cardinale Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro VI, legato pontificio al seguito del re nonché "garante" del rispetto dei patti sottoscritti pochi giorni prima tra sovrano e pontefice.
Verosimilmente fuggito ... probabilmente con la complicità di qualcuno. Si diche che c'era chi lo avesse visto, con gli abiti di servitore della casa reale, scivolare fuori dalle mura della città che pure erano munitissime di sentinelle francesi. Si dice che almeno tre cittadini veliterni avessero aiutato il Borgia, tra cui lo stesso podestà cittadino, mentre il re era a colloquio con alcuni diplomatici.
Lo si pensa in fuga per chissà quale lontano luogo: in realtà s'era rifugiato a Roma, mentre il padre spergiurava di non saperne niente.
Il re alloggiava negli appartamenti del vescovo di Velletri, attualmente il cardinale Giuliano della Rovere, suo fidato alleato nella spedizione contro Napoli, che era ospitato in un palazzo poco distante. All'indomani era prevista la partenza di tutta la corte, e dell'esercito che continuava a marciare in direzione del regno partenopeo.
Il sovrano, visibilmente adirato, considerò responsabile tutta la città di questo smacco e ordinò ai suoi comandanti che all'indomani, dopo la sua partenza, Velletri venisse saccheggiata, bruciata e rasa al suolo. Date le disposizioni e senza avvertire alcuno il re se ne andò a dormire.
Uno dei segretari del re alloggiava in casa di uno dei Priori della città e, forse per compassione o riconoscenza, rivelò al magistrato cittadino gli ordini reali. Il Priore non frappose tempo e avvertì tutti quelli che poté dei governanti,
LA FUGA DEL CARDINALE CESARE BORGIA
Antonio Mancinelli, letterato ed umanista insigne, dedicati a Carlo), anche le missioni diplomatiche degli ambasciatori spagnoli che s'erano aggiunti al seguitodel sovrano. Così come sarà stata particolare la presenza, tra gli ospiti della corte francese, del principe Gem, fratello del sultano turco Bayazid II che, fuggito da Istambul in lotta col fratello a cui contendeva il trono, sperava in Carlo per una crociata contro l'impero ottomano.
Ma l'avvenimento che marcherà questo soggiorno, con conseguenze quasi tragiche per la città, resta l'improvvisa fuga del tanto prezioso 'ostaggio' papale.
i quali non sapendo a quale santo votarsi andarono dal cardinale della Rovere riportandogli l'accaduto.
Giuliano entrò nel suo palazzo e si fece ricevere da Carlo, pregandolo fino alle lacrime perché risparmiasse la città e ritirasse quegli ordini draconiani. E non se ne andò fino a quando il re non decise di perdonare la città. Velletri era salva; il giorno dopo Carlo riprese il "viaggio" verso Napoli.
Giuliano della Rovere, vescovo di Velletri e Ostia, il 31 ottobre del 1503 verrà eletto papa col nome di Giulio II: il papa di Michelangelo, il papa che fece completare quella cappella voltua da suo zio, papa Sisto IV, e detta appunto 'sistina'.